lunedì 19 febbraio 2007

cronaca di un ritorno - I

Una partenza normale, con un arrivo normale in stazione e un normale salutarsi; questa era la mia speranza ieri, di un respiro regolare, di pulsazioni accelerate solo dalla tua presenza, non da un treno da inseguire. Partenza da casa con un'ora di anticipo; l'auto ingoiava la linea tratteggiata della strada senza avidita', la mia mano metteva meglio a fuoco la tensione che percepivo nella tua guida, tensione da sciogliere all'arrivo, con parole e baci. Invece ecco che accade. Ancora. La macchina si ferma, accostiamo, 3 madonne ben pensate mentre cercavo di capire dove potesse aprirsi il cofano della tua auto, radiatore disidratato, la mia acqua del viaggio che lo disseta. Di nuovo in viaggio, c'e' ancora tempo, ricerca di una fontana per non fondere il motore, un sibilo impercettibile, odore di fedoro misto a olio e acqua, fumata papale dal cofano, stop. Posiziono il triangolo, figura perfetta nella sua geometria di immobilita' e stabilita' come la tua ford ormai fuori uso accanto al guardrail. Nessuno che passa, nessuno che si fermi, tranne un cinquantino rettificato, puledro d'acciaio, forse ronzino, di un coetaneo sdentato, parcheggiatore alla stazione, generoso si offre per un passaggio. Sembra destino, ancora una volta, il tempo di un bacio, veloce e imbarazzato, mentre il tipo sgassava e mi incoraggiava a salire. Parto, mi giro un attimo senza perdere l'equilibrio gia' precario, la tua figura immobile, avvolta nel cappotto, si perde all'orizzonte ...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il tuo ricordo ha un chè, tra l'ironia e la disperazione...
Giochi di immagini che portano a pensieri di impossibilità.
Eppure non è così, non voglio pensare che sia così!

(*)